Morto Azeglio Vicini, ex ct della Nazionale, che condusse gli azzurri al bronzo nel ’90!

Grave lutto nel mondo del calcio: Azeglio Vicini, ex tecnico della nazionale italiana dal 1986 al 1991, è morto a Brescia, dopo un periodo di malattia.

Calcio: è morto Azeglio Vicini, ex ct della Nazionale, condusse gli azzurri al bronzo in casa di Italia '90

Lutto nel mondo del calcio. Azeglio Vicini, ex tecnico della nazionale di calcio italiana dal 1986 al 1991, è morto oggi a Brescia. Avrebbe compiuto 85 anni il prossimo 20 marzo.  Era malato da tempo, si è spento nella città in cui risiedeva da tantissimo tempo e dove sono nati i suoi tre figli. In memoria del tecnico, la Federcalcio ha reso noto che un minuto di silenzio “sarà osservato su tutti i campi di calcio a partire dalla gara di questa sera di Coppa Italia, Milan-Lazio, e per tutto il prossimo week end”.

Il commissario tecnico delle “notti magiche” dei Mondiali in Italia del 1990: chi era Azeglio Vicini. 

Azeglio Vicini  era nato a Cesena il 20 marzo del 1933, è stato uno dei ct più amati dai tifosi. Subentrato a Enzo Bearzot dopo i Mondiali del 1986, è ricordato da tutti per essere stato il mister delle “notti magiche”, come cantavano Gianna Nannini ed Edoardo Bennato nell’inno di Italia ’90. Fu lui a buttare nella mischia Salvatore ‘Totò’ Schillaci – alla fine miglior marcatore del torneo con 6 reti – e a puntare su un giovane Roberto Baggio, conducendo gli azzurri fino alla semifinale con l’Argentina di Maradona al San  Paolo di Napoli, persa solo ai rigori, e al bronzo conclusivo dopo la vittoria nella finale per il terzo posto con l’Inghilterra a Bari. Quella sconfitta non è mai andata giù a Vicini. “Avremmo meritato di vincerlo, siamo stati sfortunati – diceva -. Noi non perdemmo mai sul campo, sei vittorie e un pari, e arrivammo terzi, l’Argentina fu sconfitta due volte e andò in finale con la vincitrice Germania. Però in quelle notti conquistammo gli italiani, il loro affetto fu travolgente. Infatti quell’Italia-Argentina resta una delle partite più viste in tv di tutti i tempi”. Terminò la sua avventura in azzurro nel 1991, quando al suo posto subentrò Arrigo Sacchi.

Azeglio Vicini portava ovunque la sua Romagna con la sua simpatia, la sua umanità, la battuta pronta, la voglia di scherzare e sdrammatizzare il calcio. “Oè, ma facciamoglieli vedere no, questi azzurri a questi giovanotti che sono venuti a salutarci a migliaia!” E così a Salerno, al vecchio Stadio Vestuti, ordinò che i vari Zenga, Vialli, Mancini, Giannini, Baggio – la sua nazionale – si infangassero tutti corricchiando in allenamento lungo quella fascia di campo ricoperta di pozzanghere. Perché tutti potessero vedere e quasi toccare, i loro beniamini. Sia pure irriconoscibili e infangati dalla testa ai piedi. Gli azzurri. “Visto? Gli azzurri sono sempre al servizio della gente!”.

Brescia è stata la sua città per 50 anni, Cesenatico il rifugio. Ed è appunto a Cesenatico che riposerà per sempre, nella tomba di famiglia a due passi dal mausoleo del suo idolo ed amico Marco Pantani e vicino all’azzurro del mare: il colore che ha segnato la sua vita.

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