Manovra, audizione di Giovanni Tria in commissione bilancio prima dell’approvazione del mandato

In nottata commissione Bilancio ha approvato il mandato al relatore sulla manovra 2019, dopo un’accesa audizione del ministro dell’Economia Giovanni Tria.

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Nella notte tra giovedì 27 e venerdì 28 dicembre, la commissione Bilancio ha approvato il mandato al relatore sulla manovra 2019, dopo un’accesa audizione del ministro dell’Economia Giovanni Tria durante la quale ha rivendicato che l’accordo con l’Ue sulla manovra ha permesso al governo di ottenere “il miglior risultato possibile sia dal punto di vista economico finanziario che politico”. Il ministro ha poi aggiunto che le modifiche hanno evitato “l’avvio che sarebbe stato disastroso di una procedura sul debito”.

Le dichiarazioni del ministro Tria durante audizione in Commissione bilancio

Secondo Tria, l’accordo con l’Ue ha permesso inoltre di raggiungere “un risultato che conferma gli obiettivi fondamentali di riforma e politica economica del governo e li riconduce a un livello di deficit” più basso “di quello preventivato”. Allo stesso tempo, permette di avere uno “spread più vicino ai fondamentali dell’Italia, di pagare meno interessi e di ridare fiducia a consumatori e investitori”. Nei negoziati, ha spiegato Giovanni Tria, sono entrati “tre aspetti: la revisione al ribasso della previsione di crescita, l’aggiornamento delle proiezioni di finanza pubblica, gli aggiustamenti di bilancio migliorativi del saldo per circa 10,25 miliardi di euro“.

Il ministro Tria ha poi sottolineato che “rispetto alla prima versione della manovra, l’attuale riduce la spesa corrente del 2019 e non lo fa a scapito della spesa per investimenti”. La manovra, ha assicurato il ministro, tiene insieme l’intento “di uscire dalla trappola della bassa crescita – stimolando i consumi, dando forte spinta agli investimenti, migliorando le capacità progettuali e cercando di tutelare le fasce più vulnerabili” – e consente “al tempo stesso la compliance con le regole fiscali europee”.

“Per quanto riguarda gli investimenti – ha aggiunto il ministro – la priorità è dare sviluppo a quelli pubblici: da troppi anni l’Italia necessita di un piano di grandi, medie e piccole opere. Ecco perché istituiamo un fondo per gli investimenti delle amministrazioni centrali. Le risorse destinate agli investimenti restano invariate nel prossimo triennio a 15 miliardi. Si è ridotto il contributo dello Stato di due miliardi solo perché parte dell’intervento sarà finanziato da fondi europei già disponibili”. Il ministro ha anche confermato che il reddito di cittadinanza partirà “dal primo aprile 2019”, e poi ha assicurato che la riduzione del fondo per quota 100 nel primo anno non cambia “impianto e impatto della riforma” e ha auspicato lo stop agli aumenti Iva anche nel 2020-2021.

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