Le novità della manovra, al via quota 100 da febbraio e taglio alle pensioni d’oro

Scatterà da febbraio l'uscita anticipata con quota 100 e taglio alle pensioni d'oro oltre i 4.500 euro e quanto stabilito durante il vertice sulla manovra.

Le novità della manovra, al via quota 100 da febbraio e tagli alle pensioni d'oro

Scatterà da febbraio l’uscita anticipata con quota 100 e taglio alle pensioni d’oro oltre i 4.500 euro netti al mese e quanto stabilito durante il vertice sulla manovra tenutosi a Palazzo Chigi ieri pomeriggio. La nuova misura previdenziale introdotta per il superamento della Legge Fornero, consente di andare in pensione all’età di 62 anni purché si abbiano almeno 38 anni di contributi.

Via libera a Quota 100 da febbraio e taglio alle pensioni d’oro oltre i 4500 euro netti al mese.

Secondo quanto previsto dall’accordo raggiunto dopo il vertice, si legge su adnkronos “non ci sarà inoltre nessun limite a livello di platea, né penalizzazioni per aderire allo schema che modifica la Legge Fornero“. Il vicepremier e ministro dell’interno Matteo Salvini in conferenza stampa al termine del cdm sulla manovra ha spiegato che si parte con lo schema “62-38 per quest’anno“, con il quale “diamo soddisfazione a circa mezzo milione di italiani che non è roba da poco”.

Con le modifiche, ha aggiunto il vicepremier Matteo, “inizia un percorso con 7 miliardi il prossimo anno, che crescono negli anni successivi”, ha poi spiegato che “l’obiettivo finale è azzerare tout court la legge Fornero“. Sottolineando, che il prossimo passo sarebbe l’uscita con il solo requisito contributivo fissato a 41 anni (invece dei quasi 43 richiesti attualmente ai lavoratori uomini) per venire incontro ai lavoratori precoci.

Per quanto riguarda le pensioni d’oro, i tagli scatteranno dal primo gennaio e la sforbiciata potrebbe arrivare anche al 20% dell’importo, riguarderà i trattamenti Inps che superano la soglia dei 4.500 euro netti al mese (90mila lordi all’anno). L’incasso previsto per le casse dello stato ammontano ad 1 miliardo di euro in tre anni. Potrebbero esserci brutte notizie anche per i pensionati che hanno un assegno superiore ai 2.000-2.500 euro mensili, in quanto potrebbe essere previsto lo stop alle rivalutazioni e all’adeguamento all’inflazione.

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