Al centro dell’attenzione ancora lo scandalo droga scoppiato all’Isola dei Famosi 2018 dopo le accuse di Eva Henger nei confronti di Monte nel corso dell’ultima puntata andata in onda lunedì 29 gennaio 2018. L’ex tronista di Uomini e Donne, Francesco Monte, è stato accusato di aver portato la droga in Honduras e di averla fumata nella villa nei giorni precedenti lo sbarco sulla spiaggia. Sul caso Monte è intervenuto anche il Moige, l’associazione di genitori che si occupa di tutelare i minori dal punto di vista sociale ed educativo, ha coinvolto sul caso Monte l’ambasciata dell’Honduras in Italia poiché la legislazione del Paese dell’America centrale considera reato e punisce sia il possesso che il consumo della cannabis.
L’appello del Moige dopo il presunto scandalo droga scoppiato all’Isola dei Famosi 2018.
“Continuiamo a monitorare la programmazione televisiva, denunciando la tv violenta e volgare, a protezione dei bambini e ragazzi”, hanno fatto saper dal Moige. E ancora: “Nella puntata dell’Isola dei Famosi, in onda il 29 gennaio su Canale 5 dall’Honduras, paese dell’America Latina, abbiamo assistito ad un episodio gravissimo. Oltre all’inqualificabile indecenza e volgarità che, da anni, caratterizza la trasmissione si è arrivati a promuovere l’illegalità con il presunto possesso e utilizzo di droga da parte di uno dei partecipanti. Abbiamo prontamente denunciato l’accaduto all’Ambasciata Honduregna a Roma e continueremo a monitorare la situazione”.
Intanto non è stata certo di aiuto a Monte l’iniziativa di suo fratello, Stefano, e di alcuni amici che hanno pubblicato su Instagram un video in cui fumano una sigaretta che potrebbe somigliare ad uno spinello. Se fosse finta o vera è impossibile da stabilire e il video è stato rimosso quasi subito. Ma certamente si è trattato di un gesto con cui i tre hanno voluto provocatoriamente rispondere alle accuse lanciate dalla Henger contro Francesco Monte durante la seconda puntata dell’Isola dei famosi. Intanto Francesco rischia non solo di essere espulso dal reality ma di subire la condanna da parte del Paese dove sarebbe avvenuto il fatto.
