Berlino. Angela Merkel, la Cancelliera che garantiva stabilità ad una Germania leader dell’Europa, getta la spugna. A due mesi dalle elezioni federali, i vecchi equilibri sono saltati. Dopo giorni di incessanti trattative con i suoi alleati della CSU e i rappresentanti del partito dei Verdi e quello dei Liberali, la Merkel non è riuscita a formare una coalizione di governo. La nascita di un ‘governo Jamaica’ – dal nome dei colori dei suoi protagonisti – è definitivamente naufragata nel corso della notte, quando la delegazione dei Liberali ha abbandonato il tavolo delle trattative dicendo per bocca del suo leader Christian Lindner che “non ci sono né le basi né la fiducia per formare un governo”. La leader della CDU ha preso atto del fallimento, dichiarando che “oggi è il giorno del profondo ripensamento del futuro della Germania. Nelle prossime settimane definiremo un percorso che oggi non possiamo descrivere con precisione”
Ripensando il futuro della Germania
Tre sono le ipotetiche alternative al governo ‘giamaicano’: il ritorno alle urne con lo scioglimento del relativo parlamento, la formazione di un governo di minoranza o la riedizione della Grande Coalizione. Quest’ultima ipotesi viene meno davanti al nuovo no della SPD, che si è detta non disponibile. Il voto viene considerato l’extrema ratio dal capo dello Stato, che ha invece rinnovato l’appello a un’intesa fra i partiti per la costituzione del nuovo esecutivo. A prescindere dall’esito finale emerge fin da ora un dato inoppugnabile: la Merkel, che era vista come la donna più potente del mondo, non è riuscita a persuadere due partitini entrati a stento in Parlamento. La storia della Germania e dell’Europa vive dunque un nuovo momento di debolezza e instabilità, che marca la fine di una stagione politica in cui il potere della ‘Mutti’ nazionale sembrava in grado di sciogliere in positivo ogni nodo.
