Gaza, l’esercito israeliano uccide almeno 17 palestinesi!

È finita in un bagno di sangue la protesta organizzata ieri dai Palestinesi al confine tra la Striscia di Gaza e Israele. Almeno diciassette sono i manifestanti uccisi, mentre più di duemila sono le persone rimaste ferite dall'esercito israeliano.

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È finita in un bagno di sangue la protesta organizzata ieri dai Palestinesi al confine tra la Striscia di Gaza e Israele. Almeno diciassette sono i manifestanti uccisi, mentre più di duemila sono le persone rimaste ferite dall’esercito israeliano. La protesta ha visto la partecipazione decine di migliaia di persone, contro cui l’esercito di Israele ha sparato proiettili di gomma e lanciato gas lacrimogeni anche con l’uso di droni. Molti hanno denunciato l’uso eccessivo della violenza da parte di Tsahal, l’esercito israeliano.

Un’inchiesta da parte delle Nazioni Unite.

Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU, ha avanzato la richiesta di un’indagine chiara, indipendente e trasparente, al fine di fare piena chiarezza sulle morti dei 17 palestinesi. La cosiddetta “Marcia del Ritorno”, che da settimane era stata annunciata, si è svolta in sei differenti manifestazioni dislocate lungo il confine della Striscia. Israele ha risposto già nei giorni scorsi, schierando un centinaio di cecchini lungo il confine, con il permesso di sparare contro i manifestanti e, secondo Adalah, organizzazione per i diritti dei palestinesi in Israele, le vittime uccise sarebbero state tutte disarmate.

I manifestanti erano disarmati!

A confermare questa versione anche numerosi video diffusi sui social e sulle TV locali e che avrebbero testimoniato una protesta pacifica, nonostante Haaretz abbia riportato la presenza di manifestanti i quali avrebbero tirato pietre e molotov contro i militari israeliani.

L’ipocrisia di Israele.

Una Pasqua di morte, dunque, quella che si sta vivendo in queste ore nella Striscia di Gaza, fra Israele e la Palestina. Il “Land Day”, la “Marcia del ritorno”, celebrata per ricordare i 6 arabi israeliani uccisi il 30 marzo del 1976. Yoav Galant, del gabinetto di sicurezza del premier Benjamin Netanyahu ha spiegato che Israele cercherà di usare la forza minima necessaria per evitare feriti e vittime palestinesi, ma la linea rossa è molto chiara: i manifestanti restino dalla parte di Gaza. Una dichiarazione che, visto l’andamento delle cose, suona alquanto ipocrita.

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