Tutti i cittadini possono finire nel mirino dei controlli dell’Agenzia delle Entrate in caso di movimentazioni bancarie sospette. A stabilirlo è una recente sentenza della Cassazione che ha rigettato, come viene riportato su Italia Oggi, il ricorso di un lavoratore dipendente che aveva dovuto fare i conti con un accertamento fiscale proprio sul conto corrente. Di fatto il dipendente si era immediatamente difeso affermando che la sua posizione era al riparo dalla “presunzione” per cui i versamenti non giustificati sarebbero stati tracciati come entrate in nero.
Fisco, ecco chi rischia controllo su i movimenti conto correnti
Come viene spiegato su Italia oggi, il fisco può contestare i ricavi in nero sulla base delle indagini sui conti anche ai dipendenti di un ente pubblico e di una società. Se i movimenti bancari vengono analizzati e ritenuti sospetti, il fisco può contestare i ricavi in nero: e lo può legittimamente fare sulla base delle indagini sui conti anche dei lavoratori dipendenti.
Secondo la Cassazione: “Non assume alcuna rilevanza la sua qualifica soggettiva di lavoratore dipendente, autonomo o imprenditore, dato che la presunzione legale relativa (…) trova applicazione anche a soggetti diversi dagli imprenditori e dai lavoratori autonomi in virtù defi la portata generale del disposto normativo“. Di fatto secondo le indicazioni della Corte Costituzionale del 2015 sarebbero contestabili solo i versamenti sospetti e per prassi questo tipo di verifica è stata sempre indirizzata verso autonomi, professionisti o imprenditori. Dunque, finiscono nel mirino anche i dipendenti.