Domenica In: Renzo Arbore ospite in studio imbarazza Mara Venier davanti a tutti!

Ieri, domenica 30 settembre 2018, su Rai 1 è andata in onda la terza puntata di Domenica In condotta da Mara Venier.Tra gli ospiti in studio Renzo Arbore.

Domenica In: Renzo Arbore ospite in studio imbarazza Mara Venier davanti a tutti

Ieri, domenica 30 settembre 2018, su Rai 1 è andata in onda la terza puntata di Domenica In condotta da Mara Venier.Tra gli ospiti in studio Renzo Arbore e gli amici storici Roberto D’Agostino e Isabella Rossellini.

Domenica In: Renzo Arbore ospite in studio imbarazza Mara Venier davanti a tutti.

Nel corso della puntata di Domenica In Renzo Arbore, intervistato dalla conduttrice Mara Venier insieme agli amici storici Roberto D’Agostino e Isabella Rossellini. L’inizio della loro chiacchierata è stata piuttosto imbarazzante. Mara Venier ha accolto l’ex storico fidanzato Renzo Arbore provando affettuosamente ad abbracciarlo ma il musicista si è limitato ad una stretta di mano, rifiutandosi anche di baciarla, sebbene la richiesta reiterata della conduttrice.

Mara Venier ha allora insistito: “Rompiamo il ghiaccio” e Arbore le ha risposto con “ti sono affezionato”. E’ a quel punto che la conduttrice è scoppiata in un “Eh no!!! Affezionato non l’accetto, si dice al cane. Non mi è piaciuto per niente”. Renzo Arbore difendendosi ha detto: “non ho il cane e io ‘affezionato’ lo dico ai miei familiari”. E alla fine le ha concesso due baci sulle guance dedicandole “Maruzzella”, scritta proprio per lei.

Tanti anni fa, per la prima puntata di Domenica In mi dicesti ‘vai senza trucco e con i capelli legati’. Se ho fatto qualcosa lo devo a te, grazie per i tuoi preziosissimi consigli”, ha detto Mara Venier e Renzo Arbore le ha risposto: “Eri e sei ancora la signora della domenica. Ero un ragazzo timidissimo quando sono partito da Foggia con la 500, devo molto a Gianni Boncompagni. Ci compensavamo, io ero timido e lui intraprendente, goliardico. Gianni mi manca moltissimo, gli raccontavo e gli facevo ascoltare le cose più belle che abbiamo fatto. Gli sono stato vicino fino alla fine”.

Parlando di Lucio Battisti ha raccontato invece: “Siamo stati noi a lanciare Lucio Battisti all’epoca di Bandiera gialla. Lucio era convinto di avere la voce più brutta di Mogol. Gli demmo una chitarra e iniziò a cantare diventando un mito. Ha rinnovato la musica italiana e molti lo hanno imitato”. E ricordando i tempi di “Quelli che la notte”: “Lo volli fortemente per riavvicinare i giovani, fu una rivoluzione. Quaranta facce nuove e mi piace rammentare Riccardo Pazzaglia che non c’è più”.

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