Brexit, al Parlamento di Londra oggi voto finale sullʼaccordo con Bruxelles!

Stasera, alle 21 i deputati del Parlamento britannico sono chiamati al voto finale sull'accordo con Bruxelles sulla Brexit.

Brexit, al Parlamento di Londra oggi voto finale sullʼaccordo con Bruxelles!

Stasera, martedì 15 gennaio 2019 alle 21 i deputati del Parlamento britannico sono chiamati al voto finale sull’accordo con Bruxelles sulla Brexit. Secondo quanto riportato dal quotidiano Guardian, l’accordo su Brexit potrebbe essere respinto da una maggioranza di 200 deputati, segnando così una “sconfitta schiacciante” per la prima ministra inglese. “Abbiamo il dovere di attuare la Brexit o sarà catastrofico per la democrazia” è stato l’appello di Theresa May.

Brexit, le dichiarazioni di Theresa May alla vigilia del voto finale al Parlamento britannico

Questo accordo non è perfetto, è un compromesso ma quando verranno scritti i libri di storia, saremo giudicati per il fatto se siamo stati capaci di dare al popolo ciò che ha chiesto o se abbiamo fallito“. Lo ha detto Theresa May nel suo discorso alla Camera dei Comuni alla vigilia del voto finale sul testo dell’accordo da lei negoziato con Bruxelles per definire i termini dell’uscita del Regno Unito dalla Unione Europea.

Neppure la lettera di Donald Tusk e Jean-Claude Juncker, ultimo tentativo di rassicurazione sul cosiddetto backstop, il meccanismo di garanzia vincolante sui confini aperti fra Irlanda e Irlanda del Nord molto contestato a Belfast e a Westminster, ha rappresentato una svolta. La premier Tory l’ha presentata ai Comuni come un documento dal “valore legale” sulla volontà di Bruxelles di definire il quadro delle relazioni commerciali future con Londra entro la conclusione della transizione a fine 2020 in modo che il backstop non entri mai in vigore, se non in caso di “stretta necessità” e comunque per una fase “temporanea”.

I sostenitori di Brexit temono invece che questa norma di emergenza, che dovrebbe scattare solo nel caso in cui Regno Unito e Unione Europea non dovessero raggiungere un accordo nella seconda fase di negoziati, sia invece una sorta di “prigione” dalla quale il paese non riuscirà più a liberarsi.

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