Le novità principali riguardano l’introduzione della cosiddetta quota 100, che prevede l’uscita dal mondo del lavoro quando la somma fra età anagrafica e contributi annui versati al fisco raggiunge il valore 100. Ma saranno richiesti almeno 62 anni e 38 anni di contributi per andare in pensione anticipatamente con quota 100 e non dovrebbe prevedere penalizzazioni, per chi va in pensione prima.
Inoltre, il governo starebbe studiando la possibilità di bloccare l’aumento dell’aspettativa di vita di 5 mesi per le pensioni anticipate previsto per il 2019.
Riforma pensioni, verso introduzione in manovra di quota 100 a 62 anni e 38 anni di contributi.
Secondo quanto scritto da Enrico Marro in un articolo sul Corriere della Sera, la Quota 100 non dovrebbe prevedere penalizzazioni. Questo perché, come ha spiegato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, l’intento dell’esecutivo è quello di far sì che venga stimolato un turnover generazionale nelle aziende e dunque non devono essere creati dei “disincentivi” al pensionamento.
Dunque non ci sarà nessun ricalcolo dei contributi a partite dai versamenti effettuati dopo il 1996 come si era paventato in un primo momento. E nessuna penalizzazione dell’1-1,5% sull’assegno. L’inserimento in manovra la Quota 100 con i suddetti requisiti consentirebbe a 400.000 persone di andare in pensione anticipatamente e di contenere i costi.
Per poter accedere a questo sistema previdenziale bisognerà aver maturato almeno 38 anni di contributi. In pratica soltanto chi ha 62 anni e 38 di contributi potrà andare in pensione con la quota 100. Chi, invece, ha 63 anni e 37 di contributi dovrà aspettare un altro anno prima di ritirarsi dal lavoro.
lIl provvedimento, inoltre, prevede altre quote di “uscite”, infatti, se si esce con un’età più elevata la quota sale (101 con 63 anni più 38, 102 con 64 anni più 38 e così via fino alla quota 107). Si tratta ovviamente di una indiscrezione per cui occorre aspettare la manovra per capire se l’esecutivo intende procedere in questo modo.