Riforma pensioni, le ultime novità su Quota 100, Ape sociale e Opzione donna!

La nota di aggiornamento al Def contenente i numeri è stata inviata al Parlamento. Nelle 138 pagine viene indicato il deficit del 2019 al 2,4% del Pil.

Riforma pensioni, le ultime novità su Quota 100, Ape sociale e Opzione donna

La nota di aggiornamento al Def contenente i numeri è stata inviata al Parlamento. Nelle 138 pagine viene indicato il deficit del 2019 al 2,4% del Pil, al 2,1% nel 2020 e all’1,8% nel 2021. La manovra distribuisce 21,5 miliardi nei sei punti chiave.

Per quanto riguarda la riforma delle pensioni, vengono stanziati 7 miliardi per la Quota 100 nel 2019. Dunque, dal prossimo anno si potrà uscire dal lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi versati. Dovrebbe essere uguale sia per uomini che per le donne, lavoratori dipendenti e autonomi, privati e pubblici.

Come viene riportato nella Nota al Def, l’obbiettivo è di “garantire il superamento degli squilibri dell’attuale sistema previdenziale per agevolare il ricambio generazionale e consentire ai giovani di poter avere accesso al mercato del lavoro“.

Opzione donna e Ape social saranno confermate nella Legge di bilancio 2019?

A proposito della proroga dell’Opzione donna e Ape Social su ‘il Messaggero’ sono state riportate le dichiarazioni del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon.

«In vigore – ha spiegato Durigon – resteranno anche altri istituti: l’Ape sociale sarà stabilizzata e anche la cosiddetta opzione donna, che permette di uscire a 57 anni con il ricalcolo contributivo, resterà in vigore».

«Grazie a questa riforma», ha spiegato il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, «il prossimo anno andranno in pensione 400 mila persone». L’idea del governo è che le aziende assumano almeno un giovane per ogni due lavoratori.

I precoci e gli esodati restano in attesa di comprendere quale sarà la loro sorte, i primi vorrebbero l’uscita a 41 anni di contributi, perché le condizioni anagrafiche richieste per la quota 100 li estromette dalla misura, gli esodati invece attendono un decreto legislativo per la risoluzione del dramma di 6.000 famiglie non rientrate nelle precedenti salvaguardie.

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