Riforma pensioni, Quota 100: scompaiono le penalizzazioni ma aumentano i contributi!

Le novità principali del Def riguardano l’introduzione della quota 100, ma bisognerà attendere la legge di bilancio per la valutazione della misura.

Riforma pensioni, le novità su quota 100: scompaiono le penalizzazioni ma aumentano le soglie contributi

Le novità principali della Nota di aggiornamento del Def relative alla riforma delle pensioni riguardano l’introduzione della cosiddetta quota 100, ma bisognerà attendere la legge di bilancio per la valutazione della misura. Il principale nodo da sciogliere sono le coperture finanziarie che ha la misura di riforma delle pensioni in questa fase di lavorazione: età minima di accesso, soglia dei contributi previdenziali da raggruppare, penalizzazioni di assegno e ricalcolo contributivo.

Riforma pensioni, verso introduzione di quota 100 in manovra con 62 anni.

Secondo quanto trapelato in questi giorni, per la misura di riforma pensioni definita Quota 100 saranno richiesti almeno 62 anni e 38 anni di contributi per andare in pensione anticipatamente con quota 100. Questo significa, come riportato su il secolo d’italia: “che chi avesse superato i 62 anni (per esempio 64) per andare in pensione prima degli attuali 67 anni dovrà comunque attendere di raggiungere i 38 anni di contributi”.

Per poter accedere a questo sistema previdenziale bisognerà aver maturato almeno 38 anni di contributi. In pratica soltanto chi ha 62 anni e 38 di contributi potrà andare in pensione con la quota 100. Chi, invece ad esempio, ha 63 anni e 37 di contributi dovrà aspettare un altro anno prima di ritirarsi dal lavoro.

Possiamo dire che per gli altri si andrebbe in pensione con quota 101, 102, 103 e così via fino a quota 107. Un’altra novità importante è che probabilmente le penalizzazioni di assegno previdenziale per chi riuscirà ad accedere alla pensione con questa nuova misura, non verranno applicate. Questo perché, come ha spiegato il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, l’intento dell’esecutivo è quello di far sì che venga stimolato un turnover generazionale nelle aziende e dunque non devono essere creati dei “disincentivi” al pensionamento.

Secondo quanto trapelato non ci dovrebbe essere nessun ricalcolo dei contributi a partite dai versamenti effettuati dopo il 1996 come si era paventato in un primo momento. E nessuna penalizzazione dell’1-1,5% sull’assegno.

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