Riforma pensioni: chiarimenti su Quota 100 ed Opzione donna. Quale sarà l’impatto delle pensioni anticipate?

Le ultime novità sulla riforma delle pensioni. Le dichiarazioni di Repetto su Quota 100 ed Armiliato su Opzione donna. L'impatto delle riforme nello studio di Itinerari previdenziali.

Proroga di Opzione donna: l'analisi del Comitato Opzione Donna Social

Continua in Commissione Lavoro al Senato l’esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, in materia di Reddito di cittadinanza e di pensioni. L’approdo in Aula per la discussione è previsto per  domani, martedì 19 febbraio alle 9,30. In attesa di poter esaminare il testo sulle pensioni anticipate, eventualmente modificato dagli emendamenti, Paola Repetto, Responsabile del Dipartimento Previdenza Spi Cgil Genova e Liguria, ha voluto esternare alcune considerazioni su Quota 100.

A proposito delle decurtazioni a cui sarà sottoposto l’assegno di chi andrà in pensione con Quota 100, Repetto ha affermato in un post: “Come già ho detto, la pensione “Quota cento” non prevede ulteriori penalizzazioni oltre a quelle determinate dal calcolo della pensione stessa che, da solo, produce una riduzione che sta in una forbice compresa tra il 10 e il 20-22%, a seconda dell’età anagrafica e dell’anzianità contributiva. Quello che non tutti sanno è che la penalizzazione è DEFINITIVA.

“Cioè, prenderete PER SEMPRE QUELLA PENSIONE. L’unico aumento sarà quello dell’adeguamento all’inflazione (la cosiddetta “perequazione”) sempre che questo o quel governo non decida di tagliarla per fare cassa, come è già successo più volte. Se pensate che, raggiunta l’età per la pensione di vecchiaia, la vostra pensione aumenterà, allineandosi a quanto avreste preso se foste rimasti in servizio, bè, mi spiace dirvelo, ma vi sbagliate”, ha chiarito l’esponente sindacale.

Le precisazioni su Opzione donna

Orietta Armiliato, amministratrice del Comitato Opzione Donna Social, per quanto riguarda Opzione donna, misura per le pensioni anticipate al femminile ha osservato in un post: “E GRAZIE AD OPZIONE DONNA MOLTE PIÙ LAVORATRICI POTRANNO ANDARE IN PENSIONE”. Questo è il messaggio vocale che il sonoro del video in questione ci propone e quella pubblicata sotto è l’immagine che scorre durante lo spot diffuso sui canali TV RAI, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Non si può non rilevare quanto questo spot che ha uno sponsor così autorevole ed accreditato sia ingannevole e, se lo sia volutamente o incidentalmente, lo lascio naturalmente decidere al singolo spettatore ma, quel che è certo però, è che TUTTE le donne che lo vedono/ascoltano credono di avere l’opportunità di accedere a questa misura fatti salvi i due requisiti citati, ed invece così non è”, ha precisato Armiliato.

Ditemi: da cosa si evince che si tratta di una norma temporanea e che quindi se ne consente l’utilizzo solo ad una ristretta platea? Dove è scritto o citato che la misura è accessibile solo a chi i due requisiti necessari (età e contributi) li ha maturati entro il 31 Dicembre 2018 come sancito dal l’art. 16 del DL 4/2019 già in GU ed ora al Senato per la conversione? Ho detto ingannevole ma forse avrei dovuto dire falso, mendace, ingannatore o menzognero: aggettivi sicuramente più puntuali per definire il contenuto di questo spregiudicato video dove si rileva una chiara presa in giro per tutti i cittadini ma dove si certifica incontrovertibilmente che, ad essere prese in giro palesemente, sono ancora una volta LE DONNE”, ha puntualizzato l’amministratrice del CODS.

L’impatto della riforma delle pensioni giallo-verde

Secondo il Centro studi Itinerari Previdenziali, Il grosso dei lavoratori che sceglieranno di aderire a Quota 100 tra il 2019 e il 2021 “sarà costituito dai retributivi (quelli che avevano più di 18 anni al 31/12/95) e che non sono soggetti a riduzioni dovute al calcolo contributivo mentre dal 2022 il grosso delle uscite per pensioni anticipate (oltre il 70%) sarà costituito da soggetti che hanno una quota di pensione calcolata per almeno il 60% con il metodo contributivo, il che significa l’applicazione dei coefficienti di trasformazione e quindi una riduzione della prestazione che per gli optanti con 62 anni di età sarà di oltre il 12% senza considerare l’incremento della pensione relativo ai contributi che sarebbero stati versati nei successivi 5 anni”.

Nel Sesto Rapporto – “Il Bilancio del Sistema Previdenziale italiano – Andamenti finanziari e demografici delle pensioni e dell’assistenza per l’anno 2017”, Itinerari Previdenziali ha osservato che l’entrata in vigore degli interventi sulle pensioni contenuti nel decreto legge che introduce il Reddito di cittadinanza e Quota 100 “potrebbe interrompere il percorso di riduzione del numero delle pensioni, il raggiungimento del rapporto attivi/pensionati all’1,5% e potrebbe produrre un incremento di spesa nei successivi 5/6 anni anche se, come sembra, quota 100 è un’opzione volontaria e quindi i requisiti più sopra descritti previsti dalla Legge Monti – Fornero restano in vigore, come pure l’aggancio dell’età anagrafica per l’accesso alla pensione all’aspettativa di vita”.

In assenza di norme precise  che potrebbero essere potrebbero essere inserite in un disegno di legge, il Centro studi ha affermato che le stime indicano “per il 2019 (con il valore della pensione media pari a 25.000 euro annui) circa 225.000 nuovi pensionati (che si aggiungono al normale flusso annuo) che però verranno riassorbiti nell’arco dei successivi 5 anni; il costo, considerando le finestre di uscita che nei fatti dovrebbero ridurre il costo medio a 6 mesi, si dovrebbe attestare intorno ai circa 2,3 miliardi cui si deve sommare 1 miliardo per APE Social e 1,5 miliardi per le altre opzioni; nel 2020 altri 50.000 nuovi pensionati e quindi lo stock, al netto di quelli che avevano l’anno precedente 66 anni di età anagrafica e che quindi rientrano nei normali pensionati in termini di numero e di costi e al netto del flusso che si doveva pensionare nel 2020 ma che è già andato in pensione nel 2019, si attesterebbe a 225 mila per un costo di circa 6 miliardi”.

“Per gli anni 2021/22/23 nuovi flussi di circa 25.000 pensionati per anno (al netto di quelli che maturano i requisiti di legge e dei nuovi flussi di coloro che si dovevano pensionare in questi anni ma lo hanno già fatto) e considerando che la gran parte dei potenziali optanti avrà la pensione calcolata per oltre il 60% a contributivo, per un costo aggiuntivo di circa 0,6 miliardi l’anno. Quindi l’impatto finanziario potrebbe essere pari a 4,8 miliardi per il 2019, 6 miliardi per il 2020, 6,6 nel 2021, 7,2 nel 2022, 7,8 nel 2023, 6,3 nel 2024, 4,8 nel 2025, 3,5 nel 2026, 2 nel 2027 e 1,2 nel 2028″, chiarisce Itinerari Previdenziali.

“Dal 2024, inizia il riassorbimento progressivo del numero dei nuovi pensionati che nel contempo maturano i requisiti di età e di anzianità contributiva e quindi rientrano nei normali costi pensionistici (rimarrà una piccola opzione di anticipo)”.

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