Riforma pensioni, Boeri: chi esce con quota 100 a 62 anni assegno ridotto del 21%

Per Tito Boeri, un lavoratore che esce con quota 100 potrebbe dover rinunciare a circa il 21% rispetto all'assegno che avrebbe ricevuto a 67 anni.

Riforma pensioni, Boeri: chi esce con quota 100 a 62 anni assegno ridotto del 21%

Il presidente dell’Inps, Tito Boeri, durante l’audizione alla Commissione Lavoro della Camera, ha dichiarato che un lavoratore che va in pensione con quota 100 potrebbe dover rinunciare a circa il 21% rispetto all’assegno che avrebbe ricevuto a 67 anni.

Tito Boeri: “Con quota 100 si perdono 500 euro al mese”.

Poi il presidente dell’Inps facendo un esempio di una retribuzione media di un dipendente pubblico di 40.000 euro lordi l’anno e una pensione attesa di 30.000 euro in uscita nel 2019 ha detto: «Se il calcolo è interamente retributivo fino al 2011 e poi contributivo uscendo cinque anni prima si rinuncia a circa 500 euro al mese (lordi) che si sarebbero presi uscendo a 67 anni. In pratica a 67 anni si prenderebbe una pensione da 36.500 euro ma avendo versato contributi per altri cinque anni. Se invece si va in pensione prima non si versano contributi e si prendono 150.000 (30.000 per cinque anni) euro di assegni in più».

“Un elemento importante è la mancata indicizzazione alla speranza di vita, tanto per il requisito contributivo che per quello anagrafico: significa lasciare costi importanti sulle generazioni future”, ha evidenziato Tito Boeri aggiungendo che “è lo stesso richiamo che ho fatto nella passata legislatura”.

Il presidente dell’Inps, a proposito delle pensioni d’oro ha spiegato che “chi ha una pensione superiore ai 90mila euro lordi (il corrispettivo dei 4.500 euro netti al mese) sono 44mila persone, di cui 29mila interessate dal provvedimento“. E ha proseguito: “Si subiscono tagli in media dell’8% con punte del 23%. Con questa soglia – ha insistito – si risparmierebbero 150 milioni l’anno“.

Secondo il presidente dell’Inps, “l’insieme delle misure annunciate, anche in Legge di Bilancio, costerebbe 7 miliardi il primo anno“. Il costo poi “salirebbe a 11,5 miliardi nel 2020 e quasi 17 miliardi, un punto di Pil, nel 2021“. Tito Boeri, inoltre, ha fatto riferimento “all’impatto finanziario della cosiddetta ‘quota 100’, ‘opzione donna’, ape sociale e mancato adeguamento alla speranza di vita dei requisiti anagrafici e contribuivi”.

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