Riforma delle pensioni: cosa comporterà l’introduzione di Quota 100?

La riforma delle pensioni e Quota 100 nell'analisi di D'Achille e Galasso. I dubbi sulle coperture e l'incertezza del futuro economico.

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Secondo quanto dichiarato dal Governo, domani sarà portato per l’approvazione in Consiglio dei Ministri il decreto legge contenente il Reddito di cittadinanza e Quota 100. Il sottosegretario al Ministero del Lavoro, Claudio Durigon, ha precisato che se anche l’appuntamento dovesse subire un rinvio, in ogni caso non si andrà oltre la settimana in corso. L’attesa ed i continui slittamenti non fanno che aumentare i dubbi sulla fattibilità delle riforme annunciate.

“Purtroppo i tempi si vanno dilatando sempre più, come temevo, e i rumors non fanno altro che confermare i miei timori sulle coperture. Infatti non c’è ancora nulla di confermato in quanto la ragioneria generale dello Stato non può bollinare provvedimenti che, seppur emessi, sperano che i disincentivi siano tali da indurre gli aventi diritto a rinunciarvi. Calcoli semplicissimi, che ognuno di noi può fare, ci dicono che semplicemente non basta quanto stanziato per garantire quanto finora promesso“, ha osservato Mauro d’Achille, amministratore del gruppo “Lavoro e pensioni: Problemi e soluzioni”.

I dubbi sulle coperture finanziarie

In riferimento al Reddito di cittadinanza e Quota 100, D’Achille ha precisato: “Le somme stanziate quest’anno sono molto più basse di quanto occorrerà l’anno prossimo per mantenere gli stessi provvedimenti in quanto non inizieranno dal primo gennaio ma, se tutto va bene, ad aprile (e anche qui mi permetto di dubitare). Ci troviamo con un PIL in caduta libera, tendenzialmente in peggioramento, un aumento vertiginoso del costo per rinnovare i BTP in scadenza, una diminuzione della produzione industriale, un aumento del costo del denaro per cittadini e PMI che porterà una contrazione di investimenti e accesso al consumo, un blocco di assunzioni nel pubblico impiego e una maggiore precarietà nell’impiego presso ditte private, una importante diminuzione in finanziaria di fondi per gli investimenti pubblici, una dilatazione dei tempi per opere pubbliche anche se finanziate…..

Oltretutto, per la finanziaria prossima serviranno 23 miliardi, non più 12, per evitare gli aumenti dell’Iva. Già questi 23 miliardi rappresentano una spesa pari all’1,4% di PIL, e tutti noi sappiamo che in questo anno il PIL aumenterà al massimo dello 0,5%! Non aspettiamoci, e soprattutto non sosteniamo, ulteriori debiti inseribili nella prossima manovra finanziaria! Sarebbe una jattura per il Paese, e per le prossime generazioni, e oltretutto nessuna commissione europea ce la permetterebbe”.

L’amministratore del gruppo nato in rete ha concluso: “Detto questo, e non è tutto, sfido chiunque a garantire che i provvedimenti che saranno presi in questo imminente decreto potranno essere garantiti anche per l’anno prossimo e quelli a venire. È per questa serie di motivi che ritengo fondamentale il lavoro della RGS in tema di limature di quanto finora annunciato. Purtroppo, però, a dover stabilire cosa e dove limare non saranno tecnici preparati e che svolgono al meglio il loro lavoro, bensì dei politici avventurieri e miopi dei bisogni di noi lavoratori e lavoratrici, e incuranti del benessere del Paese nel medio e lungo periodo. Non lo dico per mera avversione mia personale nei confronti di questo Governo, ma soltanto dopo aver constatato gli atti finora sanciti e quelli annunciati per il futuro”.

Pensioni e flessibilità in uscita: l’analisi di Vincenzo Galasso 

Vincenzo Galasso, professore ordinario di Economia Politica presso l’Università Bocconi di Milano, ha toccato il tema della riforma delle pensioni e Quota 100 in un articolo pubblicato da “Il Sole 24 ore”. Il suo ragionamento parte dalla considerazione che “l’incremento dell’età di pensionamento ha creato una forte e legittima domanda di flessibilità”. “Ma tutto ha un prezzo ed anche la flessibilità costa“, ha osservato il professore.

“Il prezzo della flessibilità si comprende più facilmente se consideriamo il sistema contributivo, in cui la pensione erogata dipende dai contributi versati durante la vita lavorativa. Nel contributivo, la longevità residua, ovvero il numero di anni durante i quali ci si aspetta di ricevere la pensione, determina come, il totale dei contributi versati  si trasforma nella pensione mensile. Poiché andare in pensione un anno prima vuol dire ridurre il totale dei contributi versati ed aumentare il numero di anni in pensione, la pensione mensile deve necessariamente diminuire”, ha chiarito Galasso.

A proposito di Quota 100 e del futuro del sistema previdenziale, l’economista ha precisato: “Quota 100 promette una pensione priva di penalizzazioni attuariali ai quali 400mila fortunati, che nei prossimi tre anni, avranno 62 anni d’età e 38 di contributi. Dopo si tornerà, forse, alle regole introdotte dalla riforma Fornero, ma senza Ape sociale e volontaria. L’incertezza sul futuro e gli incentivi errati nelle scelte di pensionamento creati da Quota 100 rischiano di riportare le lancette dell’orologio al 1995, quando in Europa quasi nessuno lavorava meno di noi”.

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