Pensioni 2019: le ultime novità su Quota 100, rivalutazione e nona salvaguardia degli esodati

Le ultime novità sulla rivalutazione delle pensioni, la nona salvaguardia degli esodati. Le dichiarazioni di Pedretti e dell'Aduc.

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La riforma delle pensioni non può ridursi a Quota 100. Per i sindacati i temi sono altri, come ha spiegato il riconfermato segretario generale dello Spi-Cgil, Ivan Pedretti. Nel suo intervento nel corso del Congresso del sindacato dei pensionati della Cgil, Pedretti ha  dichiarato: “Una politica seria si porrebbe il tema della trasformazione della legge Fornero, partendo dal futuro dei giovani, della loro possibilità domani di avere una pensione adeguata per le loro necessità, una riforma che parte dalle ingiustizie più rilevanti”.

Per il leader sindacale: “La futura e vera riforma previdenziale deve avere uno stretto rapporto con il lavoro, con la qualità del lavoro e del salario, al contempo deve garantire al giovane lavoratore flessibile e saltuario, di avere  riconosciuto contributivamente quei periodi di mancato lavoro e di basso salario. Pedretti ha aggiunto: “La proposta che abbiamo avanzato unitariamente come Cgil Cisl e Uil di una pensione di garanzia per i giovani, sostenuta con la fiscalità generale, è la proposta più innovativa, rispondente al lavoro che cambia. Così come porre la questione del lavoro di cura, sostenuto nel tempo da milioni di donne, da quando curano e allevano i nostri figli a quando assistono le persone anziane spesso non autosufficienti. Quella cura è appunto lavoro e il lavoro va riconosciuto in quanto tale e in misura contributiva.

Mancata indicizzazione: il parere dell’Aduc

Secondo l’Aduc la mancata indicizzazione delle pensioni, cioè alla svalutazione, costerà ai pensionati 3 miliardi e 651 milioni di euro in 3 anni. A proposito della mancata perequazione delle pensioni di importo superiore ai 1.500 euro, Primo Mastrantoni, segretario nazionale dell’Aduc, ha dichiarato:” Sono 5 milioni i pensionati interessati al prelievo e non si tratta delle pensioni cosiddette d’oro, ma di quelle superiori ai 1.522 euro lordi mensili. Vero è che la “sterilizzazione” della indicizzazione era già in atto, ma il governo legastellato ha aumentato il numero di fasce e modificata la percentuale di indicizzazione.

Per Mastrantoni si tratta di una “furbata del governo legastellato a danno dei pensionati”. “Insomma, 3 miliardi e 651 milioni di euro che escono, o meglio, non entrano, nelle tasche dei comuni pensionati.E’ questo il governo del cambiamento? Si, certo, basta crederci”, ha rimarcato.

Esodati e nona salvaguardia: le ultime novità

Il 10 gennaio scorso gli esodati non salvaguardati hanno indetto un presidio davanti al MISE a sostegno della nona salvaguardia. Il resoconto dell’evento, condiviso ed approvato dal Ministero del Lavoro, è stato diffuso da Guido Lena, membro del Comitato “Esodati, Licenziati e Cessati”, mediante un post. “Dopo svariate telefonate per sollecitare una risposta alla nostra richiesta di incontro, verso le 13, siamo stati ricevuti al Ministero del Lavoro dal Dr. Raffaele Fontana, Capo Segreteria del Sottosegretario di Stato On. Claudio Durigon

“Ognuno dei delegati, del nostro Comitato come degli altri che erano in delegazione, ha illustrato brevemente la propria storia. Queste testimonianze hanno ottenuto un duplice scopo: far prendere atto che, malgrado otto salvaguardie, esistono ancora esodati privi tanto di salario quanto di pensione e che il loro è un problema sociale che deve essere sanato una volta per tutte. Dall’incontro odierno, nell’occasione definito didattico, non potevamo attenderci di uscirne già con delle soluzioni definite; l’obiettivo principale nostro era quello di aprire un dialogo continuativo, su basi di reciproca concretezza e razionalità, e dobbiamo darne merito anche alla recettività della controparte se possiamo affermare di averlo raggiunto stante che ora si prospetta l’eventualità di venire coinvolti ad ulteriori tavoli tecnici ai quali, nel caso, il nostro Comitato confermerebbe fin d’ora la propria adesione.

Non si è entrati nel merito delle soluzioni possibili ma è stato chiarito fin d’ora che, a prescindere dalle molteplici formule che potrebbero essere al fine adottate, la sostanza alla quale si tende non muta: traghettare 6000 persone fuori dalla palude nella quale sono impantanate con misure previdenziali e non assistenziali”.

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