Manovra, Cgil: rischio occulto della trasformazione dei dipendenti in partite Iva!

Vincenzo Colla della Cgil, a La Stampa, ha spiegato che nella manovra c'è il rischio occulto della trasformazione dei dipendenti in partite Iva.

Manovra, Cgil: rischio occulto della trasformazione dei dipendenti in partite Iva!

Vincenzo Colla, candidato segretario della Cgil, a La Stampa, ha spiegato che nella manovra c’è il rischio occulto della trasformazione dei dipendenti in partite Iva. “Questa è una manovra che guarda fino a maggio, non guarda al Paese, al futuro” sostiene Colla. “La sfida sul tema delle diseguaglianze interpella il sindacato, ma la loro risposta è assistenziale, giocata tutta sulla spesa corrente. E a leggerla bene questa manovra contiene un aspetto strutturale, che non è stato ancora capito nella sua pericolosità.”

Manovra, Vincenzo Colla: “Il vero, grande condono è l’aliquota al 15% sulle partite Iva”

Il vero, grande condono è l’aliquota al 15% sulle partite Iva. Guardate che lì ci sono due colpi: uno al principio costituzionale della progressività della tassazione in base al reddito. Chi ha un reddito di 65mila euro, dovrebbe essere tassato in modo eguale, indipendentemente dall’attività svolta. Se io tasso la partita Iva fino al 15 per cento, mentre l’aliquota più bassa di un operaio o di un pensionato è al 23 per cento, do un colpo mortale all’Irpef. Ma attenzione questo nuovo regime farà in modo che un pezzo di lavoro a tempo determinato si sposterà lì, sulla partita Iva” ha dichiarato Vincenzo Colla.

In un momento di basso sviluppo – ha proseguito – vedrete che molti datori di lavoro chiederanno la partita Iva. Dal loro punto di vista diventa un’operazione vantaggiosissima: il lavoratore non ha diritti, viene pagato a fattura, lo prendo e lo lascio quando voglio. Ci saranno tante partite Iva fasulle! Tra l’altro anche un colpo alla crescita delle professioni: tutti vorranno stare sotto i 65mila euro e quindi se ci sono giovani che vogliono fare uno studio associato, non lo faranno più. E con questa operazione, il decreto dignità non c’è più: aumenterà la precarietà nel mercato del lavoro. Un colpo anche al diritto al conflitto collettivo: ad un ragazzo in partita Iva, il sindacato che gli racconta? Se si avvicina, non gli pagano più la fattura…”.

“La Cgil – ha sottolineato Colla – è sempre stata in campo deve tornare ad essere riconosciuta come soggetto di cambiamento generale. Una Cgil aperta, in grado di relazionarsi con gli altri. Autonoma, capace di dire dei no scomodi, di aprire un grande scontro sul tema della redistribuzione. Ma anche capace di dire dei sì. Alla Tap e alla Tav. O all’Europa, che avrà tanti difetti ma è anche il perimetro più democratico che abbiamo. Se c’è un sovranismo che dobbiamo volere, è il sovranismo europeo. La macchina dello sviluppo che camminava da sola non c’è più. Abbiamo bisogno di un nuovo motore, sia pubblico che privato. Il sindacato deve essere un pistone fondamentale di questo motore che vada verso la reindustrializzazione del Paese. Scommettendo su un new deal della ricerca”.

Il sindacato – ha concluso Vincenzo Colla – deve aiutare lo sviluppo di un Paese collegato col mondo: padroni a casa nostra di che? Se Trump mette i dazi, chiudono le imprese del Nord. Se non abbiamo autonomia energetica, siamo in difficoltà. La nostra è una storia di logistica, di porti, di lavorazione di merci che arrivano e ripartono. Se vuoi dare una risposta al Sud, dovresti investire lì e invece non abbiamo un collegamento tra Gioia Tauro e Lamezia. Perché abbiamo salvato la siderurgia? Perché c’erano i porti di Piombino Livorno e di Taranto! Noi siamo gente capace di movimentare”.

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